MASCHISMO
Non me ne importa una vagina!
Mi sono talvolta domandato quale arcano motivo spinga i maschi a servirsi dei nomi “volgari” dei propri organi sessuali come un atroce insulto. Negli ultimi decenni, invece, il nome dell’organo femminile è usato come complimento. Cerchiamo di immaginare un vocabolario rovesciato. «Non vale una vagina»; «Ho fatto la figura di una clitoride»; «Che utero vuoi?»; «Sei una penissima!» Tutto ciò suonerebbe come un insulto alle donne.

Si potrebbe affermare che tali espressioni significano il loro contrario, sono una forma di scongiuro, del tipo «in bocca al lupo», benché noi diciamo anche «crepi il lupo». Tuttavia è lecito anche formulare un’altra ipotesi, cioè vedere in tali radicate abitudini l’espressione delle paure del maschio, della sua profonda insicurezza, dell’«invidia della vagina».

Mettiamo a confronto questi bizzarri modi di dire con altri fenomeni che possiamo verificare. Nell’Ottocento, dominato da una cultura ancora maschilista, la popolazione maschile in Italia superava quella femminile (Barié, L’Italia nell’Ottocento, Utet 1979, p. 241). 

Probabilmente questo era dovuto al fatto che i maschi erano più “curati” delle femmine. Non mi risulta che ci siano degli studi seri volti a spiegare l’odierna maggiore longevità delle donne. Ma questa assenza di ricerche può già essere un dato eloquente. 

Forse alla radice di tutto c’è un grosso limite del maschio 2000: un’invincibile ripugnanza nell’ammettere i propri limiti. 

Perché tra i maschi ci sono più suicidi, più carcerati, più tossicodipendenti, più obesi? Perché la moda femminile appare sempre più varia e creativa, sempre più tesa a valorizzare ogni aspetto del corpo femminile? Perché invece (diversamente da quel che si verificava nei secoli passati), il maschio tende al conformismo, all’uniformità, alla mortificazione? Perché in genere le sale per conferenze sono piene di donne, mentre gli stadi sono pieni di maschi? Che cosa c’è dietro a questi comportamenti? È una difesa dall’invadenza femminile? È la paura di diventare omosessuale?

Sono domande che non contengono una risposta confezionata: sono solo uno stimolo a riflettere.

Dario Oitana


 
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