LETTERE
Pace sulla terra
Caro Enrico, non sono d’accordo. La tua nonviolenza richiama alcuni temi parabolici del Regno che Cristo sta costruendo ma non in questo mondo. La sua pace non è di questo mondo. Egli è un Dio geloso e non ammette la fornicazione con altri Baal. Pacifismo e bellicismo mondano sono un’antinomia: si alimentano a vicenda senza costrutto e impediscono di vedere il Regno del Messia risorto.

Chi di spada ferisce di spada perisce, secondo il Vangelo. Si può stare come piccolo gregge nella pace di Cristo. Ma il Risorto dirige le nazioni con verga di ferro, Vaticano e islam in particolare, che sono fuori della logica di Cristo. Non si può servire a due padroni.

Nella verità di Cristo,

Peppino Orlando
 

Caro Peppino, neppure io mi sento d’accordo con quello che mi prospetti, una visione del regno di Dio tutto fuori dal mondo. Sai bene che si può discutere all’infinito. Questa tua posizione è presente nella storia cristiana, ma non è la mia. Né puoi dire che sia l’unica giusta e fedele. Io ho il dovere di lavorare alla “pace in terra”, segno e sacramento del regno, ben sapendo che si compirà solo nella fine dei tempi, oltre questa realtà. Ma si avvicina per noi solo se vi lavoreremo qui e ora.

«Chi di spada ferisce di spada perisce» non posso intenderlo come giustificazione o rassegnazione alla vendetta bellica sui violenti, perché questa parola vale altrettanto per chi pretende di fare giustizia con la spada. Quello di Cristo è, sì, un piccolo gregge, ma non come rifugio protettivo e irresponsabile dalle violenze e sofferenze del mondo. Egli non è di questo mondo, ma è venuto e si è donato al mondo, per amore di questo mondo, che siamo noi.

Gesù con la verga di ferro non è il Gesù del vangelo che io conosco e in cui credo. Quali sarebbero i due padroni, o gli altri Baal, a cui servirebbe il pacifista (parola che non mi piace; preferisco cercatore e costruttore di pace mediante la nonviolenza attiva)? Non è forse servire il Baal del potere violento, non contestarlo e non resistergli ora? Io so, con Capitini, grande eretico, grande religioso, che è più religiosa la protesta contro il male e la morte, che non la rassegnazione; e che la vita senza morte comincia col non uccidere, anche se si compirà nei tempi di Dio.

Sempre in amicizia, nel dissenso franco e nel rispetto,

Enrico Peyretti


 
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