Consigli e appunti in tempo di guerra

1. Antagonismo e nucleo comune. Occorre essere consapevoli dell’antico antagonismo presente nelle nostre culture. L’antagonismo segna sia il rapporto tra Israele con le culture circostanti, sia il rapporto del cristianesimo con l’ebraismo e con il mondo greco-romano. L’islam si contrappone all’ebraismo e al cristianesimo (una tesi degna di considerazione sottolinea che una parte della tradizione islamica è già stata foggiata in funzione della conquista araba). Ma questo non può indurre a serrare i ranghi, a ricostituire a nostra volta il “noi” che si oppone a “loro”. Occorre infatti essere consapevoli del nucleo che ci accomuna. È la profezia della giustizia-misericordia di Dio: giustizia che si fa misericordia, misericordia che include giustizia. Occorre proteggere questo nucleo, difendere questa idea di divinità, metterla al centro dell’interpretazione dei Libri sacri.

2. Non credere nella Forza (e non condividerne la scelta, nemmeno da parte degli oppressi). Credere piuttosto nella efficacia ultima persuasiva della verità-giustizia, che costituisce l’essenza della profezia. No alla forza materiale, si al convincimento e alla forza spirituale. Sì alla parola, no alla spada. Sì alla parola-spada, no alla spada che non si è trasformata in parola.

3. Privilegiare e garantire i diritti di libertà: proteggere il singolo o la minoranza che proprio nel dissenso possono più contribuire al bene comune. La ben comprensibile tendenza a trasformare ogni istanza di giustizia e di moralità in diritto umano – diritti economico-sociali, pace-sicurezza, differenza culturale – non deve indebolire il nucleo più originario, più urgente e più difendibile dei diritti umani stessi, la libertà di pensiero e di espressione (connessa storicamente al profetismo).

4. È possibile un altro mondo? La domanda, spesso ricorrente, si può tradurre nel linguaggio del Nuovo Testamento: è possibile una escatologia? Risponderemo: sì, ma non una escatologia apocalittica, protesa alla distruzione materiale di questo mondo, e neanche una escatologia ascetica, volta alla negazione di se stessi. Ma una escatologia sapienziale (1 Cor 2, 6-10). Pensare-agire in mondo diverso. Quale che sia il futuro politico mondiale saranno sempre possibili prassi minoritarie, alternative, silenziose, “sovversive”: ignorare confini, praticare comunicazione e commensalità, «essere balsamo per molte ferite» (E. Hillesum), testimoniare «quel che occhio non vide né mai salì nel cuore dell’uomo» (è anche un hadith).

5. Tener caro il nostro silenzio, come momento che fonda tutto quello che precede: «A quel che di Dio è in voi mi rivolgo, e vi supplico per il Signore di tornare dentro di voi, in attesa di udire la sua voce dentro. Attendendo, là, e tenendovi stretti al Signore, crescerà il discernimento, perché possiate distinguere la voce dello straniero quando si farà sentire...» (G. Fox, Ep. 5, del 1652). «Sottomettetevi, e il potere verrà. Riposando sul fondamento di ogni rivelazione, state fermi e tranquilli e la forza verrà, subito. State fermi e tranquilli nella luce, sottomettetevi ad essa, e tutto il resto tacerà e scomparirà, e la gioia verrà. E quando verranno tempeste e travagli, sprofondatevi in quanto è puro, tutto tacerà e svanirà...» (Ep. 10, del 1652).

Pier Cesare Bori

Da Lettera Quacchera, n. 37, gennaio-luglio 2002, trasmessa da Pier Cesare Bori.


 
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