Forattini, mascalzone

Il giorno della preghiera interreligiosa di Assisi, il 24 gennaio, nella vignetta in prima pagina su «La Stampa» si vedeva il papa, prono su un tappetino, rivolto verso la Mecca, che diceva: «Che s’ha da fa’ pe’ campà». Forattini, forse, ha qui toccato il fondo: che senso ha insinuare una sostanziale malafede del papa? Non mi si tiri fuori la questione della libertà della satira. Tale libertà andrebbe spesa contro il potere (o la pre-potenza), non contro un papa che oggi è spesso criticato per la sua presa di posizione contro la guerra.

Ma il peggio è che poi, sfogliando, dentro al giornale, nelle pagine culturali, gli articoli di Enzo Bianchi e di don Zega inquadrano l’avvenimento di Assisi nella prospettiva di un gesto «coraggioso e profetico», e non di becero servilismo, senza peraltro nascondere le riserve anche all’interno del mondo cattolico. Purtroppo, lo sanno tutti, una vignetta vale più di un lungo editoriale, e ci si chiede da che parte stia il quotidiano torinese, a meno di pensare a una rara forma di schizofrenia... O, meglio, una sorta di doppia morale furbetta (e relativista): in fondo i lettori la pensano in tanti modi... La prima pagina va bene per la massa, e per quelli un po’ più sofisticati... hanno solo da andare avanti a sfogliare. Un atteggiamento che «La Stampa» ha ormai scelto quasi come stile, quello di giocare su due registri, anche nei confronti della guerra in Afghanistan, con ottimi articoli di critica (di Giulietto Chiesa, Igor Man, Gorbaciov, ecc.), acquattati nelle pagine interne.

Antonello Ronca

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