LETTERE |
Chiesa e vangelo |
Carissimo Aldo, ho letto Il vangelo messo a tacere (il foglio 287): chiaro e giusto, ma, infine, una Chiesa fedele al vangelo, cioè una Chiesa del tutto inascoltata nel mondo, salverebbe qualcosa? Non credo e dunque capisco perché, in questa come in tante altre emergenze, la Chiesa sceglie non il bene evangelico, ma il male minore mondano. Capisco perché ci sono dentro (e non mi piace e non mi piaccio). Fiorenzo Fontana Riconosco di essere un fan della mediazione e della scelta del male minore in campo etico e di essere invece un falco, quasi un talebano, quando si tratta di annuncio del vangelo. Fatto è che non mi pare che le due cose possano stare sullo stesso piano, anche perché alla chiesa non è stato dato il compito di farsi mediatrice morale o maestra di mondana saggezza, ma annunciatrice della “buona notizia” della morte e resurrezione di Gesù, della sua parola, della sua vita e della sua salvezza. Questo il suo compito e solo l’espletamento di tale compito ne giustifica l’esistenza. Il fatto poi che la chiesa nel suo insieme, nelle sue comunità locali e nei suoi singoli membri, giù giù fino a noi che quasi non osiamo dirci cristiani, debba nella vita pratica e storica confessare di non riuscire ad essere fedele al vangelo, perché peccatrice, è altra cosa. Fa parte del vangelo stesso essere annunciato attraverso la confessione d’infedeltà dei suoi annunciatori (esclusi pochi santi: certo non solo e non tutti quelli promossi agli altari, ieri come oggi). Prima assai del mondo, è la chiesa storica a non ascoltare il proprio annuncio. Ma che l’annuncio almeno sia fatto, che non si contrabbandino come quintessenza del vangelo i compromessi, gli aggiustamenti, le tiepidezze, la resa al buonsenso comune. La nostra chiesa, i nostri vescovi, salvo rare eccezioni, sulla guerra hanno fatto questo e sono in ciò esattamente come i falsi profeti che dicono: «Bene, giusto, successo, fortuna» a quanto è «male, ingiusto, rovina e sventura» (Ger 23, 17). Incaricati da Dio di ammonire il peccatore non lo ammoniscono per paura della sua reazione e perché questi «ha messo loro in bocca qualcosa da rodere» (Mi 3, 5); così il peccatore muore per le sue colpe e Dio ne chiede loro conto (Ez 33, 1-9). Che una chiesa che annuncia la Parola debba mettere in conto il non-ascolto, l’inefficacia e la persecuzione, in forme più o meno pesanti, è vangelo. Fa parte delle Beatitudini oltre che dei Fioretti francescani. È il suo modo di partecipare alla croce di Cristo e ai suoi frutti di salvezza. Ma una chiesa che spaccia agli uomini per vangelo la sapienza del mondo, che altro fa se non mettere definitivamente a tacere il vangelo stesso? E, così facendo, salva qualcosa o non contribuisce piuttosto a sradicare ogni possibile speranza di salvezza? Certo, anch’io ci sono dentro fino al collo. Non mi piace e non mi piaccio e, proprio per questo, mi ribello all’idea che chi dovrebbe guidarci a prendere coscienza delle ragioni di questa scontentezza faccia di tutto per aiutarci a dimenticarle. Aldo Bodrato |