ULIVO |
Ricordate il vostro programma |
Pubblichiamo l’intervento di G. Bachelet alla manifestazione dell’Ulivo «La legge è uguale per tutti», svoltasi a Roma il 2 febbraio scorso, e che ha dato poi origine all’ormai famoso sfogo di Nanni Moretti.
A parte qualche aiuto umanitario in campagna elettorale, è la prima volta che prendo parte a un evento politico pubblico dopo la fine della campagna elettorale del 1996. Allora fu detto con chiarezza che il nostro servizio era stato utile a vincere, ma che non eravamo in America; e quindi, al di fuori dei partiti (che peraltro da allora hanno mutato a più riprese nome, configurazione e purtroppo anche consistenza elettorale), era velleitario e prematuro pensare ad altre forme di partecipazione. Mi perdonerete dunque se, facendo un mestiere che non mi consente un aggiornamento adeguato, ripartirò dall’unico documento per il quale ho combattuto chiedendo consensi come un demente in giro per tutta Roma e provincia, e, insieme a tutti voi, ho vinto: il programma dell’Ulivo del 1996. Dalla «Tesi n. 6»: Candidature trasparenti: «Si propone di sancire l’ineleggibilità a cariche di governo dei titolari di posizioni di controllo di diritto o di fatto in imprese di informazione (giornalistiche o radiotelevisive) o in altre grandi imprese aventi carattere strategico per il paese. In questa materia si dovrà anche modificare la norma costituzionale che attribuisce alle stesse Camere il giudizio definitivo sulla regolarità delle elezioni e sulla eleggibilità e compatibilità dei loro membri, attribuendo tale giudizio definitivo alla Corte Costituzionale». Dalla «Tesi n. 51»: L’informazione: «L’obiettivo intermedio consiste nella contestuale cessione di una delle reti generaliste da parte sia della Rai che di Fininvest e nell’apertura ad altre forme di offerta televisiva. Obiettivo finale è consentire ad ogni editore di avere un solo canale generalista via etere terrestre e di cedere quelli in più. Su mezzi diversi dall’etere potrà invece avere un numero illimitato di canali tematici». Non meno significativo è il titolo generale che introduceva le 9 tesi (15-23) dedicate dal programma dell’Ulivo ’96 al tema di oggi: La certezza nella giustizia. Su ciascuna tesi, avendo tempo, sarebbe istruttivo soffermarsi in dettaglio. Perché questo amarcord? Per dirvi che opporsi credibilmente alle enormità che il governo attuale sta compiendo nel campo della giustizia è credibile se, e soltanto se, si risponde preliminarmente a questa domanda: perché, quando eravamo al governo noi, non abbiamo fatto quel che c’era scritto nel nostro programma? I nostri elettori, fra i quali ci sono io, possono convincersi che ora facciamo sul serio (oppure no), che la nostra indignazione su quel che fa il governo è sincera (o invece ipocrita e propagandistica), solo se risponderemo a questa domanda, e ad altre ad essa collegate. Ad esempio, 1997: il Parlamento approva la riforma dell’articolo 513, da un’idea di Cesare Previti. Chi ce l’ha fatto fare? Oppure: è normale che un membro laico del Csm, da noi votato in Parlamento e poi diventato vicepresidente, abbia di recente proposto a sorpresa il ritorno all’immunità parlamentare? Ci sono molte altre domande, ma mi fermo qui. Voi parlamentari e responsabili dei partiti potete rispondere a queste domande dicendo: abbiamo fatto bene a fare come abbiamo fatto, siete voi elettori che non capite niente. Oppure potete rispondere: abbiamo fatto male a transigere proprio su principi che trovavano voi elettori, da Rifondazione a Indro Montanelli, tutti uniti e concordi. Abbiamo sbagliato e insistito nell’errore, trascurando grida di dolore da parte della società, ignorando ripetute punizioni degli elettori. Quale delle due risposte sceglierete? Si potrebbe forse evadere la domanda dicendo che i nostri guai non si possono far risalire tutti alle scelte fatte o non fatte sulla giustizia. È vero anche questo. Ma è vero nel senso che, mentre il primo e più ambizioso punto del programma dell’Ulivo, l’entrata nell’euro (e, insieme, molti passi avanti in varie direzioni) sono stati felicemente realizzati, invece, in un secondo momento, altre decisioni, anche in campi diversi dalla giustizia, sono state purtroppo avvertite dai nostri elettori come altrettanti pugni nell’occhio. La cosa più semplice sarebbe tornare al programma del ’96. O magari, visto che dal ’96 di tempo ne è passato un bel po’, coinvolgere gli elettori in una nuova, ampia consultazione programmatica. O almeno, dai vertici, fornire un chiarimento: oggi qual è il nostro programma, la nostra linea? Ad esempio, visto che ne parliamo oggi, qual è la nostra linea sulla giustizia? Giovanni Bachelet |