Sale insipido |
Sul tema «chiesa e vangelo» (vedi p. 8) che, oggi come ieri, è di particolare importanza, ci sembra opportuno pubblicare questa pagina, tratta da un saggio su Giobbe inviatoci da un lettore che, per ragioni personali, desidera non si faccia il suo nome.
«È folle ed è logico insieme che un mondo come questo sia destituito di senso... Ma non abbiamo noi pure letto: “Se il sale perde il suo sapore, con che cosa lo si potrà rendere salato?” Nessuna imputazione è possibile al mondo se esso è “insulso in quanto tale”. È vangelo: l’unico imputabile è il sale e non vi sono alibi. Nulla ha intelleggibilità (né giustificazione pratica) se non ci si pone questo problema di salinità o di insipienza. Cioè senza porsi il problema della Speranza. È la Chiesa la depositaria della Speranza, ma la lanterna starà sotto il moggio finché non si gridi da ogni parte che le vera colpevole della morte degli innocenti, in ultima analisi, è lei. Il Goèl, il vendicatore del sangue, si è accordato con l’omicida di sempre (1 Gv). Come ha potuto stipulare un patto coi regni della terra? Quale ortodossia c’è ormai in tale genuflessione, il cui prezzo è l’abdicazione alla profezia e alla Speranza? Le speranze terrene appartengono tutte (è cosa rivelata) al Principe di questo mondo; e in esse la Morte Qualitativa divora l’anima in segreto, macinandola in nome della sopravvivenza terrena. L’adulterio interiore: ecco l’unico Nemico da temere. Non è temibile l’estinzione – ma neppure l’inefficacia – del grano di Dio nascosto nel campo. C’è una morte dalla quale siamo al sicuro per la promessa di Cristo ed è la morte che Cristo ha sfidato, ma che la Chiesa ottusamente paventa capovolgendo il vangelo e lasciandosi imbavagliare e impastoiare in concordati e connivenze: “Non può salvare gli altri: ha salvato se stessa”». [ ] |