La salute sul mercato?

«A 45 anni mi sono ammalato di cancro. La malattia è curabile e vi sono possibilità di guarigione. Da settembre scorso lo Stato ha speso per me circa tre volte la somma che io e mia moglie siamo riusciti a risparmiare in vent’anni di lavoro dipendente.
Sono seguito e curato gratuitamente presso un centro ospedaliero universitario, diretto da un ematologo di fama internazionale. Non pago medicine e ricoveri. Ho un buono stipendio, ma se avessi dovuto pagarmi le cure e le medicine, sarei già in mano alle banche o agli usurai o morto. Il massimale della mia assicurazione sanitaria sarebbe stato raggiunto dopo un mese di cure. In sostanza sono ancora vivo perché lo stato sociale non è stato ancora smantellato. Durante la mia degenza in ospedale ho cercato di spiegare tutto ciò ad alcuni altri pazienti anziani a basso reddito ed elettori di centrodestra, ma non sono riuscito a convincerli. Mesi, se non anni di martellante propaganda televisiva li aveva convinti a scegliere contro i propri interessi».

Così, semplicemente e senza usare il politichese, il sig. Mario Ardigò di Roma, scrivendo a «Venerdì» del 22 febbraio, denuncia le intenzioni del governo contro lo stato sociale e la sanità pubblica in particolare.

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