ESPERIENZA DI UN CAPPELLANO IN FLORIDA
Nessuno sopravvive alla pena di morte

Il 27 gennaio, si è riunito nella sede del Centro Studi Sereno Regis il “Gruppo Torino” del Comitato Paul Rougeau: oltre a quasi tutti i soci, hanno partecipato alla riunione anche altri amici e simpatizzanti. La ragione di tanta affluenza era determinata dalla presenza, davvero straordinaria, di Dale Recinella, cappellano laico nei bracci della morte della Florida, in visita in Italia per un giro di conferenze.

Recinella, dopo una breve presentazione di sé, ha iniziato la sua conferenza partendo dalla descrizione della «Cintura della Bibbia», la fascia meridionale degli Stati Uniti che va dalla Florida al Texas, e dal Golfo del Messico al Missouri, Kentucky, Tennessee e Virginia. È così definita perché i suoi abitanti volevano che tutto il potere legislativo e giuridico fosse desunto da versetti presi dalle Scritture. Per esempio, ai tempi della guerra di Secessione, la chiesa battista degli stati del Sud si separò da quella del nord, per una totale divergenza sull’esegesi dell’esortazione di San Paolo: «Schiavi! Obbedite ai vostri padroni terreni in tutto...» (Col 3,22), versetto che veniva utilizzato per affermare che la schiavitù è volontà di Dio.

Similmente, da allora fino ad oggi, passi isolati della Bibbia vengono citati negli stati del Sud, per affermare che anche la pena di morte è voluta da Dio. La «Cintura della Bibbia» ha un enorme peso politico nelle elezioni americane, in essa risiedono i conservatori che difendono con tutte le loro forze e con tutto il loro potere la pena di morte.

Recinella ha anche svolto una rapida panoramica dei più gravi problemi che affliggono il sistema giudiziario capitale: vengono condannati a morte i poveri, gli appartenenti alle minoranze etniche, i minorenni all’epoca del crimine, i malati e i ritardati mentali.

La parte più appassionata e più coinvolgente della conferenza di Dale è stata però senz’altro la descrizione del suo lavoro di volontario come cappellano laico e consigliere spirituale, che per quattro giorni alla settimana visita di cella in cella i detenuti chiusi nel braccio della morte (oltre 370 uomini) e nelle unità di isolamento a lungo termine (quasi 2.000 uomini). Il circuito di visite si completa nell’arco di sei settimane.

Celle, visite, ultimo pasto.

Le celle in cui sono confinati questi prigionieri per 24 ore al giorno e sette giorni alla settimana sono di 2 metri per 3, senza finestre e chiuse con una porta d’acciaio o con una fittissima rete metallica, entrambe provviste di una feritoia orizzontale normalmente coperta da uno sportello. Questo viene aperto dalle guardie solo per passare cibo, biancheria, posta... Da due anni a questa parte sono stati tolti ai detenuti tutti gli strumenti necessari per piccoli hobby, compresi i pastelli colorati... Ogni settimana i condannati a morte lasciano la cella solo per due docce di 10 minuti ognuna e per due periodi di due ore scarse di esercizio fisico.

Recinella ha poi voluto far partecipi i presenti della straziante esperienza di un’esecuzione. Agli assistenti spirituali è rigorosamente vietato avere rapporti con le famiglie e gli amici dei detenuti, fino a che non viene firmato l’ordine di esecuzione. A questo punto il compito dell’assistente spirituale è anche quello di avvertire e preparare i familiari. Quando Recinella telefona per informarli, il più delle volte basta loro sentire il suo nome per capire, e spesso essi scoppiano a piangere.

Va ad accogliere i familiari in visita al condannato una settimana prima dell’esecuzione. Insieme con sua moglie, che è psicologa, Dale cerca di stabilire un rapporto umano con queste persone mentre spiega loro quello che avverrà nei giorni seguenti.

In quella settimana i familiari hanno diritto a una visita senza contatto di due ore ogni giorno. Loro stanno da un lato di un vetro e il condannato siede dall’altro: possono vedersi ma non toccarsi e comunicano con lui alternandosi ad un citofono. Il familiare di turno al citofono si sforza di essere sereno per infondere coraggio al detenuto. Dale si sistema in fondo alla stanza dalla parte dei familiari, perché, dopo che ognuno di loro ha ceduto il posto al successivo, si allontana e viene verso di lui. A quel punto di solito perde il controllo e comincia a piangere. Al pomeriggio è Recinella che ha una visita senza contatto con il detenuto ed è quello il momento in cui lui (che si era fatto forza al mattino per incoraggiare i suoi cari) si mette a piangere.

Il giorno dell’esecuzione, dopo la visita senza contatto di due ore, la famiglia viene scortata dalle guardie al di là del vetro, per un’ultima visita, questa volta con contatto, di un’ora. La famiglia a mezzogiorno deve lasciare il detenuto e uscire dal carcere. Non potrà assistere all’esecuzione perché lo stato della Florida non vuole dover far fronte a scene “isteriche” durante l’esecuzione, che deve apparire come un procedimento asettico e tecnologicamente ritualizzato.

Il detenuto consuma il suo ultimo pasto, poi viene condotto nella “Casa della morte” dove trascorre le ore che gli restano da vivere chiuso in una cella munita di sbarre. Dale sosta davanti a quelle sbarre e attraverso di esse può anche abbracciare il condannato. Ciò che un condannato fa in queste ore è diverso come sono diversi gli uomini. Alcuni, specie i malati mentali gravi, rimangono inerti e in silenzio, altri vogliono che il consigliere spirituale li aiuti a scrivere lettere alla madre o ai figli. Vogliono essere sicuri di aver scritto bene tutto quello che desiderano dire prima di morire. Alcuni vogliono pregare e un detenuto addirittura, salito in piedi sul lettino, si mise a cantare ad alta voce i Salmi attraverso il condotto dell’aerazione, affinché tutti gli altri detenuti lo sentissero e fossero rassicurati..

Alle 17 il detenuto viene portato via e preparato per l’esecuzione. A quel punto Dale esce 
dal carcere e si unisce al gruppo dei testimoni. Dale è l’unico che assisterà alla morte del condannato in qualità di amico. Gli altri undici testimoni sono invitati dallo Stato ed è per loro generalmente un onore ricevere un tale invito.

Dale si siede nell’ultimo posto della prima fila, in modo che quando la tenda alla finestra, che separa dal luogo dell’esecuzione, viene tirata, la sua faccia si trovi a circa un metro da quella del condannato. Girando la testa (l’unica parte del corpo che può ancora muovere) quest’ultimo può fissare Dale dritto negli occhi.

L’esecuzione

Il capo delle guardie legge ad alta voce la sentenza di morte, poi al condannato viene concessa un’ultima dichiarazione. Il comportamento dei detenuti è molto variabile da caso a caso. I malati mentali gravi di solito non dicono nulla, mentre coloro che hanno sempre sostenuto la loro innocenza utilizzano questa opportunità per fare una dichiarazione precedentemente preparata con cura. L’esecuzione ha inizio puntualmente alle 18 e si conclude di solito in circa quindici minuti, quando il medico presente dichiara morto il condannato. Dale riferisce che la sensazione provata dal condannato è di soffocamento, come se stesse affogando. I segni della sofferenza che egli prova però non sono visibili dall’esterno perché le sostanze chimiche iniettate paralizzano i muscoli impedendo al condannato di dibattersi.

A questo punto Recinella lascia la saletta dei testimoni e il carcere e raggiunge la moglie che è rimasta con i familiari dell’uomo appena ucciso. Li portano a casa loro e offrono qualcosa da mangiare. Dale deve rispondere esaurientemente alle loro domande. Vogliono sapere tutto quello che è accaduto da quando hanno lasciato il carcere: «Che cosa ha detto?», «Ha sofferto?», «Mi ha nominato?»...

Ci vogliono per Recinella alcuni mesi per superare il trauma, e per fortuna non ha mai dovuto assistere ad un’elettrocuzione, come è accaduto al prete che lo ha preceduto nello stesso compito e che ha visto uomini prendere fuoco da vivi sulla sedia elettrica.

La pena di morte non lascia superstiti. La vittima non può essere riportata alla vita. I parenti della vittima hanno il cuore spezzato e nessuno li può guarire. L’assassino verrà ucciso. I parenti dell’assassino avranno il cuore spezzato e nessuno li potrà guarire. Anche tutto il personale e i testimoni coinvolti nell’esecuzione vengono per sempre feriti.

Nessuno sopravvive alla pena di morte.

Grazia Guaschino


 
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