LETTERE |
Non avalliamo la distruzione della ragione |
Caro Peyretti, ho rinnovato stamattina l’abbonamento al foglio, ma, stante proprio la stima che ho per Te, cedo alla tentazione di farti parte dei miei attuali disagi. Io sono molto preoccupato per questo processo progressivo di «distruzione della ragione», che mi pare unanimemente avallato, cui stiamo assistendo e, dopo ormai trent’anni di un sia pur modesto impegno personale, sono sempre più convinto di quanto dell’essere delle persone si gioca nei processi educativi (tanto più se questi sono di segno negativo) e sono sempre meno sicuro che abbiamo ancora il diritto di riservarci il privilegio di dialogare tra noi invece di dedicare tutte le nostre capacità a dotare i giovani dei “saperi strumentali” e della capacità di usarli (insegnandogli a pescare invece di dargli il pesce), necessari per difendersi da questi criminosi processi di dissoluzione. In altre parole ho sempre più il sospetto che qui i ricchi si tengono per sé le ricchezze e le opportunità, gli intellettuali la cultura e la partecipazione e la voce in capitolo. Igino Vergnano Pino Torinese, 6 febbraio 2002 |