Perché il Papa non si può convertire?
L’ho letto tutto d’un fiato. È un romanzo “fantaecclesiastico”, breve, agile, che afferra subito il lettore e lo costringe a rimanere sul libro fino all’ultima pagina. L’autore è Paolo Farinella, un prete di Genova che ora vive a Gerusalemme. Il titolo è già significativo: Habemus papam, Francesco, Editoriale Delfi, 1999, pp. 192.

Si tratta della vicenda, ambientata alla fine del 1999, di un semplice sacerdote che viene eletto Papa in modo sorprendente e miracoloso. Per stilare il suo programma chiama con sé una coppia di semplici contadini, suoi amici, e tre ecclesiastici che erano stati emarginati dalla chiesa ufficiale. 

Il programma è esposto nel primo giorno del terzo millennio e consiste in undici punti ed una serie di appelli volti a rendere la struttura della chiesa conforme al messaggio evangelico. Ma il punto più sconvolgente del programma non consiste in parole ma in un gesto: il Papa, davanti al popolo di Roma, si spoglia dei suoi ricchi paramenti rimanendo con un semplice camice bianco.

Tale scena è mirabile, così come le varie fasi drammatiche del conclave. Divertente ed azzeccata è la satira della «televisione sciocca» (pp. 94-97).

Osservazioni critiche? Una certa artificiosità (il ritrovamento del solito manoscritto) nel Praefatio-Postfatio, un linguaggio troppo rivolto a lettori preti e simili, un errore: Francesco è vissuto non sette ma otto secoli fa (p. 117). 

Infine, una domanda che pesa come un macigno: perché la vicenda è impossibile?

Dario Oitana


 
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