VENEZIA
Primo salone dell’editoria di pace

Si è svolto, lo scorso 8 e 9 dicembre, al Fondaco dei Tedeschi di Venezia (un magazzino-merci di età rinascimentale, per anni sede delle Poste, ora in procinto di trasferirsi in un altro edificio), il primo Salone dell’editoria di pace. Promosso dalla Fondazione Venezia per la ricerca sulla pace, il salone ha visto la partecipazione di oltre 60 fra case editrici, riviste e associazioni impegnate sui temi della pace, della giustizia e della mondialità.

«Con la carta stampata, strumento per comunicare ma anche oggetto su cui riflettere», spiega Giovanni Benzoni, responsabile del progetto Iride, il programma editoriale della Fondazione, «ci auguriamo che si possa realizzare quell’operazione specifica di confronto, di progetto e di radicamento nella memoria che sono modi antichi e sempre all’ordine del giorno per fare la pace».

Oltre 15 i libri che sono stati presentati al salone, fra cui l’Annuario della pace (Asterios, pp. 438, € 23), promosso dalla stessa Fondazione e curato da Salvatore Scaglione, con la collaborazione delle riviste «Nigrizia» e «Internazionale» e del sito internet di Peacelink: il racconto dei fatti di pace e di guerra avvenuti in Italia e nel mondo da maggio 2000 a giugno 2001, arricchito da approfondimenti su particolari temi e questioni realizzati da specialisti provenienti da varie esperienze a matrici culturali, «nella persuasione – spiega Scaglione – che un mondo rigidamente indicato come “del pacifismo” necessiti di quella pluralità che il suo opposto, la guerra, nega alla radice». E poi ancora una sezione dedicata alle “tecniche di pace” e al tema “informazione e pace”, una serie di “consigli di lettura” e un inedito di don Giuseppe Dossetti sul tema della pace e della giustizia attraversando trasversalmente e criticamente la tradizione biblica e il magistero della chiesa.

Due interviste, una a Piero Basso, figlio di Lelio, fondatore della Lega per i diritti dei popoli, e una al presidente della Commissione europea, Romano Prodi, propongono il passato e il presente dei tentativi delle organizzazioni internazionali di interrompere il tessuto della guerra.

C’è poi, nel volume, il tentativo di rispondere “in positivo” all’accusa di scarsa concretezza spesso rivolta a chi sostiene i motivi della pace: quanto viene organizzato e dibattuto, perché nei luoghi di guerra giungano “tecniche di pace”, è raccontato da alcuni protagonisti di queste lotte.


 
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