Editoriale |
In televisione abbiamo visto – neppure la tv possiamo maledire! – il film su papa Giovanni con grande commozione, al di là della resa filmica. Papa Giovanni (qualcuno di noi l’ha incontrato personalmente da vicino, più volte, ed era quella persona che nel film si poteva comunque riconoscere), così dentro al mondo ecclesiastico e così liberamente al di sopra. Così papa e così uomo semplice, povero prete di campagna, ma ancora più libero da ogni forma pretesca. Balducci, nella biografia su Papa Giovanni (Vallecchi 1964, a cura di Mario Gozzini) di quasi quarant’anni fa, è ancora un Balducci sulla strada di divenire l’ultimo che abbiamo conosciuto, sempre più uomo universale, planetario, e sempre meno – addirittura – cristiano, nel senso di una particolare forma di umanità, non rinnegata, non perduta, ma relativizzata, messa in relazione con tutte le altre forme di umanità. Ma quel Balducci conteneva già questo, che vi traspare. Una storia di trasparenze. In ciò che si vede c’è altro. Ogni tanto traspare. Bisogna ricordarsene per non morire di buio. Oggi è buio, ma questi uomini vengono a indicarci, con occhi di gatto, le luci lontane, o forse anche vicine. Così era anche Benedetto Calati: tra le ultime sue parole c’erano «Ottimismo! Ottimismo!». Sembrano parole sciocche, ignare, ma si capiscono insieme a quelle di papa Giovanni: «Nessuna paura!». Il peccato è aver paura, darla vinta al buio, al nulla. Dio ci perdoni il nostro soffocare sotto il tallone dell’impero (che non ci colpisce nella persona, ma ci blandisce collocandoci, se non ci dibattiamo come volpi alla tagliola, pronte a lasciarvi una zampa pur di vivere, nel mondo privilegiato), sotto la vergogna invivibile, che ci insozza, di un’umanità governata dalla ferocia, da una ferocia largamente obbedita e onorata. Ma ci sono momenti di respiro, come questo. Il 13 aprile scorso, a Torino, abbiamo concluso una mattinata di re-incontro con Balducci e Turoldo dicendo: abbiamo vissuto un momento intenso e felice; il nulla non vince. Aiutiamoci a crederlo. Senza nulla togliere al dovere di demistificare, smascherare, sfidare il Disumano travestito da Signore, impariamo di nuovo da Giovanni papa a fare e dire il bene che crediamo. [ ] |