MEMORIA
Tonino Bello e la basilica «minore»

Il 20 aprile sono stati nove anni della morte di don Tonino Bello.

...E mi raccontò quando in diocesi un santuario fu promosso a basilica minore, e venne un cardinale da Roma e sul più bello qualcuno chiese al vescovo perché quella precisazione così pedante, che si trattasse di una basilica “minore”, e don Tonino non ne sapeva la ragione canonica ma nemmeno voleva, davanti al cardinale, lasciare un fedele senza risposta; allora si alzò, batté i pugni contro le pareti, per far sentire quanto erano solide, e antiche, e tuttavia, come disse, esse non bastavano che a fare una basilica “minore” perché, quanto alle “maggiori”, esse non sono fatte di pietra ma di carne e siamo noi, ogni uomo, ogni donna, ogni povero, e anche l’ultimo degli uomini.

Ed è allora in questa chiave, del suo rapporto con i poveri, del suo amore per le persone, della sua accoglienza alla povertà che si deve leggere la sua identificazione anche come vescovo con la causa della pace.

A Sarajevo non è andato con la pretesa di fare politica internazionale, ma per incontrare delle vittime e dire che si metta fine a un dolore; e la bandiera della Marina, con disappunto di un ammiraglio, non la benedisse perché sventolasse su delle vittorie, ma perché aveva preso in parola l’enfasi di chi l’aveva esaltata come simbolo di servizio alla giustizia e alla pace.

Raniero La Valle


 
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