MONDO
La Russia nella Nato
Che i nemici diventino amici, è la vera vittoria. Che diventino alleati, è qualcosa di meno bello. Quando l’alleanza è nelle armi, vuol dire che si è trovato un nuovo nemico. Anche Erode e Pilato si allearono in questo modo.

Che la Russia entri (più o meno) nella Nato, ci deve far chiedere: contro chi? Contro l’islam, la cui colpa principale non è la sharìa, ma il possedere buona parte delle fonti petrolifere e non volere farsi assimilare del tutto all’Occidente.

Il fatto non è da celebrare come la fine della guerra fredda, secondo il gongolante ministro degli esteri ad ultra. Potrebbe essere proprio il consolidamento della nuova guerra mondiale, già iniziata negli anni ’90. 

Quando, l’11 novembre 1989, arrivò la notizia dell’abbattimento (non fu un “crollo” sismico) del muro di Berlino, eravamo al Centro Studi Gobetti. Esultavamo tutti. Bobbio era l’unico scuro in volto: «Potrebbe essere – disse sorprendendo tutti – l’inizio della guerra». Egli aveva da tempo affermato che il bipolarismo mondiale, pur così pericoloso, era meno pericoloso di un monopolismo senza argine. 

Il vero inizio della fine di ogni guerra – fredda o calda – fu posto nel 1945, con la Carta delle Nazioni Unite: «Noi, popoli delle Nazioni Unite, decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra...». Nonostante l’ormai intollerabile privilegio delle potenze vincitrici nel ’45, lì cominciava il nuovo diritto internazionale, l’ordinamento giuridico di pace tra i popoli: un diritto vigente, ma avversato e impedito dal vecchio ordinamento degli stati sovrani, cioè insubordinati all’umanità, perciò generatori di guerre, specialmente i più potenti, anche se un po’ democratici all’interno. 

Dentro, fuori, affari interni, affari esteri, parole che significano sempre meno. Occorre un governo democratico degli “affari interi” dell’intera umanità. Ma c’è un bel guaio: se il principio di maggioranza valesse in tutta l’umanità, gli attuali governi e padroni del mondo sarebbero licenziati. 

La democrazia di cui ci vantiamo va bene fin quando non è di tutti. Proprio come i nostri consumi. E non è già guerra questa?

E.P.


 
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