RELIGIOSITÀ E POLITICA IN PERIFERIA
Padre Pio a Nichelino
Domenica 16 maggio nella nuova piazzetta a lato del sagrato dell’antica chiesa SS. Trinità e di fronte alla cosiddetta «piazza rossa» di Nichelino, tra canti, fiori, palloncini colorati (stemma comunale e volto del quasi-santo), candele, santini (cfr. L’industria del santino pubblicato, se non ricordiamo male, negli anni ’70) e parole commosse si è scoperta la nuova statua di padre Pio. Si dice sia la prima in Piemonte. A volerla, un comitato promotore tra cui l’on. Buglio (Ds) e il sindaco Piovano (Margherita). La statua del frate di Pietrelcina, che ci si auspica possa diventare meta di molti pellegrini, ha visto, nella sua giornata inaugurale, la presenza delle autorità d’obbligo e non. I personaggi del governo locale sono saliti alla ribalta sfilando, in dignitoso compiacimento, tirati a lustro e con l’abito della domenica. Sindaco, modello “Papillon” e fascia tricolore, in testa.

Tra i tanti devoti partecipanti l’onorevole, di cui sopra, per grazia ricevuta (è stato rieletto nel Collegio 13). In attesa di riceverla: il vice-sindaco Catizone (Ds) per la poltrona di sindaco e, ancora, il sindaco in carica per una poltrona in Regione. Non si conoscono, al momento, i motivi di tanta devozione da parte degli altri esponenti di partito. Il primo pellegrinaggio “politico” si è così consumato davanti a una imponente partecipazione popolare. 

Solo nelle parole del parroco don Gariglio ci è parso di cogliere un motivo di giustificata preoccupazione quando, di certo non a caso, ha citato San Paolo: «Non sono io che vivo, ma è Lui che vive in me». Quasi a ricordare che Cristo si trova a pochi passi da lì. Nella chiesa nuova accanto, che troppo spesso viene lasciata vuota. 

Chi governa sa che, come sostiene Gramaglia (cfr. foglio 292) «un nuovo modello di esperienza religiosa stia prevalendo nell’epoca contemporanea: una sorta di idolatria dove vengono confusi valori spirituali e valori materiali» e non si lascia sfuggire l’occasione per mettersi in mostra. Ci vorrebbe più dignità, ma è difficile ormai trovarla anche all’interno di quelle forze politiche che avevano indirizzato la loro azione nell’interesse della gente comune. Quella che cerca di vivere, in questo caso a Nichelino, alla bell’e meglio, in una città (tra le 50 in Italia) che ha visto riconosciuto il suo stato di povertà da parte dello Stato inserendola nel piano R.M.I. (Redditi Minimi di Inserimento).

Non siamo vecchi “comunisti” che rimpiangono il passato di una città ritenuta la Stalingrado della periferia di Torino. Non siamo neanche interessati alla lettura della vita di padre Pio in chiave “politica” pur sapendo che, come ricorda Gramaglia, «era un uomo di preghiera, molto ossequiente alla gerarchia ecclesiastica, soprattutto nelle direttive politiche vaticane contro il centro-sinistra». Siamo, o ci sentiamo, spettatori inutili di un processo di continuo saccheggio della cultura popolare per una strumentalizzazione della religione a fini politici. I tempi, in questo, non ci paiono cambiati.

Non ci è dato di sapere cosa ne pensi padre Pio di tutto questo mercato che fiorisce attorno la sua figura. Se ne sta in silenzio. Come una statua.

Delfino Maria Rosso


 
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