REPLICA A PADRE TRAGAN |
Per modo di dire o per davvero? |
L’intervento di padre Tragan non mi dice cose assolutamente nuove. Forse dal mio scritto – messo giù a caldo, dopo una discussione a sua volta un po’ agitata – può sembrare che io non accetti nulla del’esegesi critica. La accetto, per quel poco che ho studiato. Ma dopo quella discussione serale, mi rimanevano i problemi che ho detto. Tragan dice più volte che Gesù ha fatto miracoli. Alcuni invece sembrano ridurli a niente di storico, di reale, cioè a fatti inventati per dire la grandezza di Gesù. È questa conclusione che mi pare inaccettabile. Credo a Gesù senza bisogno di miracoli, per il suo modo di vivere e per le sue parole. Non credo a chi avrebbe bisogno di inventare miracoli per farmi (aiutarmi a) credere in lui. I discepoli hanno dovuto o voluto inventare i miracoli perché non gli bastava raccontare vita e parole di Gesù per mostrarne la grandezza unica? Aggiungono o amplificano i miracoli, opera di Dio, per dire e sottolineare in modo simbolico l’azione divina compiuta da Dio tramite Gesù? Va bene l’amplificare, ma l’aggiungere non mi va niente bene. Sono testimonianze, non romanzi. O no? Tragan dice che Gesù è apparso risorto, è stato visto. Toccato fisicamente, ha mangiato coi discepoli, oppure è stata un’esperienza spirituale della sua presenza viva, come è per noi oggi? A me va benissimo anche questo, per me non cambia nulla, ma mi sembrano strani testimoni quelli che devono cambiare le cose, aggiungere il pesce che non hanno mangiato con lui. Se io dicessi che credo a Gesù perché ha suonato alla porta oggi pomeriggio ed è venuto in cucina, non vi prenderei in giro? So che è vivo senza toccarlo e senza mangiare con lui pesce arrostito sulla spiaggia, e dico questo a credenti e non credenti, non di più, senza frottole sull’averlo visto e toccato. Tutto quello che si vuole sui generi letterari, sui dettagli simbolici per dire l’indicibile, sulla distinzione tra il nucleo e i dettagli, tutto bene. Ma Lazzaro Gesù l’ha risvegliato dal coma – come sembra dire Pedrazzoli con cautela – o l’ha risuscitato dopo quattro giorni? Non sarebbe solo l’aggiunta di un dettaglio, ma la trasformazione sostanziale del fatto. Forse lo credevano morto? Allora si sono sbagliati su Gesù? Dicono cose credibili? Tragan dice che anche i profeti hanno risuscitato morti. Per modo di dire, o per davvero? Per dire che Gesù ci dà vita gli evangelisti devono inventare la resurrezione di un morto? Io questo genere letterario non lo capisco se non in chi non è affatto preoccupato di testimoniare la realtà, ma soltanto di scrivere liberamente cose esaltatorie di un personaggio, già grande senza bisogno di quelle esaltazioni. L’intento degli evangelisti era di fiorire la realtà? I vangeli sono i Fioretti di san Gesù? Testimonianze o romanzi? Sono troppo razionalista io, incapace di capire i simboli, oppure la spinta demitizzante determinata anche da un razionalismo scientista, per il quale anzitutto la risurrezione di un morto (per dire il miracolo più grosso) non è assolutamente possibile, obbliga a trovare qualche altra spiegazione? Certo, l’esegesi critica non vuole distruggere né disturbare la fede, come conclude Tragan, ma evitare di prendere come fondamento sicuro eventi non certi. Eppure smontare il senso dei testi fino a distruggere la lettera, base del messaggio, non distrugge la testimonianza? Perché, se Lazzaro non era morto, la lettera è distrutta, la testimonianza è falsa. Oppure dice altro: Gesù ti dà vita, come se avesse risuscitato un Lazzaro morto e marcio. Ci sentiamo di dire che i vangeli vogliono dire questo come se? Non disincarnerebbero Gesù? Enrico Peyretti |