LETTERE |
Una lettura preconcetta |
A caldo, dopo aver letto velocemente la pagina su padre Pio nel numero 392 del foglio: che cosa ha fatto di male padre Pio a Gramaglia? Come ha fatto a diffidare di tante notizie che sono quasi tutte a doppio taglio e che una storiografia più attenta ha ormai purificato? Perché mettere tutto in un calderone, dimenticando di citare tanti altri fatti documentati, di guarigioni e fatti “specialissimi” (e lo stesso profumo, particolare certo insignificante, ma di cui – a distanza di anni – sono stato io stesso testimone?). Gramaglia è un acuto osservatore e diffida di una prassi curiale e addirittura papale-ecclesiale. Mi ritrovo in tante osservazioni che fa, ma mi pare che il giudizio che dà su padre Pio – e sulla chiesa, che canonizza padre Pio – non sia obiettivo e accettabile. Non credo che si possa far parte di questa chiesa e nello stesso tempo pensare che sia oggi nelle mani di una congrega di disonesti e di opportunisti (primo fra tutti il papa polacco). Non amo padre Pio, non amo i devoti di padre Pio, ma non accetto questo modo di giudicare e costruire i fatti. Non conosco Gramaglia, ma penso che solo uno studioso serissimo che fosse stato a Pietrelcina per qualche anno e avesse potuto avere in mano tutta la documentazione di cui parla, potrebbe costruire una tesi così alternativa e – magari – coraggiosamente controcorrente. A una lettura a caldo di questo testo, sembra un castello costruito da una persona piena di preconcetti e che si è proposto di distruggere un mito perché lo infastidisce. Umberto De Vanna Caro lettore, le tesi di Gramaglia, di cui ci siamo limitati a dare una sintesi, stanno nel grosso libro pieno zeppo di documentazione di cui abbiamo dato indicazione. Se avrà la pazienza di cercarlo, troverà lì i riscontri che chiede. [ ] |