ALTROCINEMA /2
Dove vanno le bici di Pechino?

Sono stato a Pechino soltanto al cinema. È una grande città moderna, piena di traffico (indice certo di felice progresso), di grattacieli ancora verticali, e anche di vicoli e bottegucce, come Napoli, Genova, Gerusalemme ed ogni città antica, con gente umana seduta a chiacchierare e osservare i vicini. Ho visto Le biciclette di Pechino, di Wang Xiaoshuiai. Anche le biciclette sono moderne, almeno quelle protagoniste del film, e sono usate in modo moderno, o per lavorare duro e veloce, o per gareggiare in acrobazie statiche. Moderno è anche il modo di vivere, abbastanza feroce, tanto sul lavoro quanto in famiglia e nei gruppi giovanili. 

Chissà se il regista, nel denunciare questo clima comun-capitalista, ha voluto opporvi un po’ di speranza (l’accordo tra i due rivali sulla stessa bici; il padrone che revoca il licenziamento ammirato della tenacia del giovane), oppure, con l’ultima scena desolata e desolante, ha voluto delinearne il futuro?

Alcune dure sequenze, classiche scene di inseguimento (qui in bici), ricordano il messaggio di un altro film, La macchina del tempo, di Simon Wells: tra 800.000 anni l’umanità si dividerà in due categorie, cacciati e cacciatori. Occorrerà proprio così tanto tempo?

E.P.


 
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