ECHI DI VANGELO |
«Chi ha orecchie per intendere intenda» |
Cosa significa questo ripetuto avvertimento di Gesù: «Chi ha orecchie per intendere intenda»? Ci sono persone più sensibili, altre meno, poco, quasi niente. Ci sono persone spirituali e altre quasi soltanto animali, psichiche, corporee. Nella massa umana ciò che prevale, per lo più, è il peso animale. Vedete come l’aspetto economico – non i bisogni vitali, ma il denaro – domina la vita della società e la mente delle persone. Ne tiene massimamente conto chi cerca anzitutto il consenso delle masse. «I più non sanno», ripete il Corano. Platone: «La massa non sarà mai filosofa». «Pochi sono gli eletti», è scritto nel Vangelo e non vuol dire, credo proprio, che gli altri sono dannati: vuol dire che sono chiamati ma non capiscono.
Gli spirituali soffrono questo peso, che li imbriglia nelle «petites misères de la vie quotidienne» (Karl Marx, in una lettera). Se disprezzano, disdegnano, si ritirano tra i loro simili, peccano di superbia e mancano di carità umana, perché restringono l’amore universale alle condizioni della somiglianza con loro, e con ciò smentiscono lo Spirito che pure sapevano intendere, e mancano anche alla loro funzione di illuminatori. Se si immergono nella massa, rischiano di seppellire e perdere il loro talento, che deve dare frutto. Chi saprà fare entrambe le cose? Gesù si è immerso nelle folle, ha fatto suoi i mali di tutti, ha guarito, ha insegnato a tutti, ha proposto vita spirituale. E presto è rimasto solo: le masse volevano solo miracoli, vita facile. È stato condannato dal mondo, abbandonato anche dagli amici che poco avevano compreso, e da Dio. Forse è questa l’unica via: vivere per tutti, disposti e pronti alla solitudine e alla condanna, fidando unicamente nella voce dello Spirito che abbiamo udita, leggera, sottile, indimostrabile, anche labile: voce che non ti appartiene, perciò anche ti abbandona, ti lascia nel buio, nel dubbio totale. La terribile angoscia cruenta di Gesù nell’orto forse è stata non la fifa di morire, ma l’esperienza di questo tetro dubbio totale. Eppure, morendo ucciso, Gesù ha sentito la massima pietà per i suoi uccisori, proprio perché «non sanno quello che fanno». Essi sono i campioni dell’umanità insensibile, degli uomini animali. Gesù termina la sua vita nelle loro mani, in loro potere, come all’inizio era sommerso dalle folle sorde, avide solo di miracoli e di pane. Non le ha mai dimenticate, anche se muore maestro senza discepoli. Egli riempie di senso il loro non-senso. Così realizza la vita sopra la morte, l’umanità sopra la disumanità, anche per chi non intende nulla. E.P. |