Dio e la tettonica a zolle

Il 13 novembre, in una solenne cerimonia all’Accademia dei Lincei di Roma e alla presenza del Presidente della Repubblica, il prof. Xavier Le Pichon ha ricevuto il premio Balzan (quasi un Nobel) per il suo ruolo nella formulazione della tettonica a zolle, la teoria che ha rivoluzionato la geologia dimostrando i movimenti delle placche rigide, che formano oceani e continenti e danno luogo alla cosiddetta deformazione intersismica responsabile dei terremoti. Le Pichon vive in Francia con la moglie e sei figli presso una comunità di aiuto sociale: ha scritto anche alcuni libri sul significato della morte e della sofferenza. Nella sua scia vogliamo spaziare a 360° tra il sapere, la fede, e la commossa solidarietà nei confronti di chi ha subìto un lutto così abissale come gli abitanti del Molise.

La tragedia di S. Giuliano di Puglia colpisce soprattutto perché, dato il crollo di una scuola, sono morti quasi esclusivamente dei bambini, a fronte di altri terremoti in cui magari sono morte centinaia o migliaia di persone. Per noi italiani la cosa è stata massimamente visibile (perché vicina ed entrata nelle case tramite la tv e i giornali); noi della redazione, anche a nome di tutti i lettori, esprimiamo il nostro cordoglio, in particolare per quella famiglia, per quei genitori che hanno perso entrambi i loro gemellini: una ferita durissima da rimarginare, forse superiore a qualsiasi capacità umana di sopportazione e di reazione. Tuttavia non ci dobbiamo mai dimenticare che nel mondo, in America Latina, in Africa, in Asia (in Irak, a causa anche dei continui bombardamenti anglo-americani) migliaia di bambini muoiono ogni giorno, sia per cause naturali sia soprattutto per cause dovute alla responsabilità umana che potrebbe invece in gran parte evitarle. Citiamo a questo proposito un breve stralcio di una lettera di un amico attualmente a Buenos Aires in Argentina: «Ti confesso che più volte ho versato lacrime... i bambini del centro che i miei amici stanno per chiudere mi interrogano. Certo i morti di San Giuliano commuovono l’intero paese, ma qui ogni giorno ne muoiono e l’indifferenza non viene più scossa da nulla. Per molti il problema è come mangiare: vietato assaggiare la frutta al mercato... Molti passano di banco in banco così riescono a mettere qualcosa sotto i denti».

Anche se è poco simpatico speculare filosoficamente e teologicamente sulle tragedie, si possono richiamare alla memoria alcuni punti basilari, soprattutto per spazzare via le forme di mitologia che ancora si annidano in certi modi di dire, in certe allusioni – di padre Livio a Radio Maria, e perfino di mons. Riboldi... – alla volontà di Dio che sovrintenderebbe a fumosi e imperscrutabili disegni divini, o in una vaga reductio in mysterium (appellandosi al carattere misterioso e inesplicabile della sofferenza). Ci sembra di una evidenza solare quanto più volte affermato negli ultimi tempi: il recente terremoto costituisce la conferma più vistosa del fatto che Dio non intervenga a livello materiale-energetico nel decorso della storia umana e nei fenomeni della natura; nel dettaglio non interferisce né con la forza elettromagnetica né con quella gravitazionale. Non è questo il momento di disquisire sul perché: se cioè sia dovuto al fatto che «Dio non vuole», o meglio non ha voluto sin dall’inizio prendendo questa decisione irrevocabile, o al fatto che «Dio non può». Personalmente opto per il «non può», perché mi sembra più confacente con la teologia della croce e mi pare che corrisponda pienamente al Cristo crocefisso. Il Dio crocefisso rimane con noi e ci aiuta, ma solo spiritualmente; ed è in grado di salvare quei piccoli.

La seconda riflessione riguarda l’evoluzionismo e il definitivo superamento della visione creazionista: nel creazionismo, in cui Dio viene pensato come colui che crea direttamente e in contemporanea tutto il mondo, dalla terra all’uomo, gli si può drasticamente rimproverare di non aver fatto le cose un po’ meglio; nella fattispecie di non aver creato una Terra perfetta senza terremoti, i quali in tale quadro non hanno alcun senso e nessuna funzione. Invece in una prospettiva evoluzionista i terremoti (come la tettonica a zolle, la deriva dei continenti, e più in generale tutto il sistema caotico terrestre) sono stati funzionali alla nascita di sempre nuove specie, causando il cambiamento dell’ambiente e del clima e favorendo l’isolamento geografico di determinate popolazioni. Senza un sistema caotico come quello terrestre noi uomini non ci saremmo. Soprattutto la tettonica a zolle ha determinato quei cambiamenti ambientali (meglio, il cambiamento d’informazione proveniente dall’ambiente) nei confronti dei quali i vari genomi hanno reagito con moltissimi tentativi (dando luogo sia a specie modificate che a nuove specie), la maggioranza dei quali senza esito, ma con una o più linee vincenti. All’occorrenza, cioè grazie all’ambiente mutato e alla relativa pressione selettiva, è stato riprogrammato il software. I terremoti quindi hanno svolto nell’ambito dell’evoluzione una funzione prevalentemente positiva, anche se oggi essa è terminata e rimane perciò solo l’aspetto negativo di crearci notevoli guai.

Mauro Pedrazzoli


 
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