LETTERE
Manca il rispetto

Egr. Direttore, ho letto oggi il numero 295 de il foglio (al quale non sono abbonato, ma che ricevo da qualche tempo), e sono sinceramente indignato.

Mi riferisco all’articolo di Gianfranco Accattino La fiera dei santi, in merito alla canonizzazione di Escrivá de Balaguer. Francamente, era da tempo che non leggevo, in proposito, tante sciocchezze unite a tale livore.

Ebbene, faccio parte della Prelatura dell’Opus Dei da più di vent’anni, dall’inizio dell’università, e sono docente di storia e filosofia in un liceo torinese. Dalla mia esperienza personale (e aggiungo tutt’altro che superficiale) non ho ricavato nulla che minimamente sfiori quanto affermato nell’articolo. Ho imparato a cercare l’incontro quotidiano con Cristo attraverso il lavoro e le occupazioni ordinarie, la cura della famiglia, l’amore per le cose ben fatte, lo spirito di servizio; ho trovato amore per la libertà, e nessun interesse temporale (agli interessi temporali penso io, con la mia responsabilità, e non permetterei che alcuno dell’Opera si intromettesse, né è mai successo). Collusioni franchiste o simpatie naziste? ma scherziamo? mio nonno era ebreo, e io aderirei ad un’istituzione anche solo sfiorata da tratti del genere? Dovrei continuare a lungo, ma non so quanto valga la pena.

Un’osservazione, però, rivolgo al Sig. Accattino (e anche a Lei, in quanto Direttore): lasciamo stare la diversità di opinioni (nessuno pretende di essere simpatico a tutti), e la legittima pluralità di cammini esistenti nella Chiesa Cattolica. Ciò che manca è il rispetto, e la ricerca (almeno questa) della verità. Ma è noto che è difficile ribattere a menzogne, pure e semplici.

Vedo che all’articolista non reca fastidio che, ad esempio, Giovanni XXIII sia stato dichiarato beato: le “montature” varrebbero allora solo per Padre Pio, Escrivá e non altri? E a proposito del vescovo martire Oscar Romero: è noto che aveva una grande stima dell’Opus Dei, tanto da avere un sacerdote della Prelatura tra i suoi consiglieri spirituali... ne parla nel suo diario.

Concludo. Vedo che la vostra rivista è il «mensile di alcuni cristiani torinesi»; e questo è uno dei frutti? A questo punto, ognuno per la propria strada. Gradirei non ricevere più la rivista, sia pure per conoscenza. Detto ciò, porgo i miei saluti.

Gianluca Segre
 

Strani personaggi, questi dell’Opus Dei... Per udire da loro un’affermazione semplice, naturale e anche apprezzabile come «Sì, sono dell’OD e ne sono contento», occorre che qualcuno parli male del loro Capo, ora santo con procedura d’urgenza. Poco abituati al dibattito aperto, usano argomenti di estrema finezza («sciocchezze, livore, menzogne...») e logica stringente (Escrivà non può essere stato antisemita perché io sono dell’OD e mio nonno era ebreo). L’autore, lusingato, ringrazia, e al nostro non abbonato che riceve ugualmente il foglio (che sia anche questo un miracolo di Escrivà?) ricorda qualche dato di fatto. L’Opus Dei, nata nel 1928, si sviluppa nella Spagna di Francisco Franco, con il quale il nostro sant’uomo mantiene rapporti personali, e dal quale nel 1968 viene insignito, su sua richiesta, del titolo di marchese di Peralta. Wladimir Felzmann, ex membro dell’OD, la cui testimonianza al “processo” venne rifiutata, riporta le lodi del sant’uomo per il generoso sostegno di Hitler a Franco (non sappiamo se si riferisse al bombardamento di Guernica) e il suo sintetico giudizio: «Hitler contro gli Ebrei, Hitler contro gli Slavi, quindi Hitler contro il comunismo».

g.a.
 

Contemplazione e infuocate visioni
Vorrei fare eco al vostro articolo La santità di padre Pio. Analisi critica di un mito (il foglio 292) contrapponendo alle «infuocate visioni» di quel povero frate – che nessuno lascia in pace (meno che mai i tabloid!) e che tanto stupore e ammirazione suscitano fra la gente – una citazione tratta dalla Lettera sulla vita contemplativa di Thomas Merton (Un vivere alternativo, Edizioni Qiqajon), monaco trappista che certamente non gode della stessa popolarità e che ho l’impressione sia piuttosto poco frequentato (se non trascurato) dalla Chiesa: «Fratello, il contemplativo non è l’uomo che ha infuocate visioni di cherubini che trasportano Dio sul loro carro alato, ma semplicemente uno che ha messo a rischio la propria mente nel deserto al di là del linguaggio e al di là delle idee dove si incontra Dio nella nudità del puro fidarsi ... Il contemplativo non ha niente da dirti, se non rassicurarti e affermare che se osi penetrare nel tuo silenzio e avanzare senza paura nella solitudine del tuo cuore ... allora ritroverai davvero la luce e la capacità di capire ciò che sta dietro le parole e le spiegazioni perché è troppo vicino per essere spiegato: è l’intima unione, nelle profondità del tuo cuore, dello spirito di Dio e del tuo io più segreto così che tu e lui siete in tutta verità un solo Spirito. Ti amo, in Cristo».

Cordiali saluti,

Francesco Barberini


 
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