ARUNDHATI ROY A TORINO |
Un sorriso vi denuncerà |
Invitata a Torino nell'ambito del festival Cinemambiente, Arundhati Roy, la grande scrittrice indiana, impegnata strenuamente per la causa della giustizia mondiale e della pace, ha rilasciato dichiarazioni che riferiamo dai nostri appunti. Di lei si può leggere un poderoso intervento nell'articolo Guerra e potere, in Internazionale (18-24 ottobre, pp. 30-37), che è il testo della sua conferenza tenuta negli Stati Uniti il 18 settembre scorso, nella quale ricorda e descrive alcuni altri 11 settembre della storia recente: Cile 1973, Palestina 1922, Iraq 1990. Il governo statunitense usa il dolore provocato dall'11 settembre e lo collega ora con l'Iraq. È falso, non c'è una prova del collegamento con quel terrorismo. Inoltre l'Iraq è sempre bombardato, migliaia di bambini sono morti per l'embargo. È tremendo usare il dolore dei propri concittadini per causare altro dolore. Non si può tacere questo particolare: Arundhati è una personcina graziosa e fine, le coraggiose e dure verità che dice risaltano per la dolcezza e il bel sorriso con cui le presenta, che danno ulteriore forza alle sue denunce. L'idea principale, ripetuta, è che la repressione degli odierni movimenti nonviolenti antisistema favorisce il terrorismo. Che sia illegale, o legale di stato, il terrorismo è sempre terrorismo. Se vogliono combatterlo, i media diano spazio all'opposizione nonviolenta. La lotta nonviolenta è l'unico modo di combattere davvero il terrorismo. Arundhati Roy è stata condannata a un periodo di prigione per aver criticato la corte Suprema indiana nel corso del suo sostegno - grazie al ruolo di scrittrice famosa in tutto il mondo - alla lotta popolare nonviolenta contro le grandi dighe in costruzione sul fiume Narmada (1310 km, nel Gujarat, nord-ovest del subcontinente), che sommergono grandi distese di terre, unico bene della popolazione di contadini. In India il governo privatizza a tutto spiano le infrastrutture: energia, acqua, telecomunicazioni. Per le centrali elettriche ha fatto un accordo con la famosa Enron americana: una grande truffa. La lotta contro le dighe giganti sul Narmada ha anzitutto cercato di distruggere la fede in queste opere faraoniche, viste dal popolo come dee. Il governo sostiene questi progetti, che sono monumenti alla corruzione. Dicono che porteranno irrigazione e acqua potabile. Ma ci sono alternative democratiche per ottenere lo stesso fine. I media hanno gran potere nell'esaltare l'immagine di queste opere. Ma ci sono soluzioni locali, della giusta misura, grazie all'iniziativa privata più seria. In India si trovano ideologie fasciste e naziste, un nazionalismo militare indù. C'è oppressione culturale. C'è censura sui film. Se non si mantiene libera la stampa, si distrugge la democrazia. Oggi c'è anche una globalizzazione del dissenso, ma i poveri, senza internet, non vi possono partecipare: marginalizzati, finiscono per sostenere il governo, e per uccidere i musulmani. Gli oppressi brutalizzati diventano brutali. Viene insegnato l'odio: potrebbe succedere in India quel che è successo in Jugoslavia. Presentando un film sulle lotte nonviolente che dicevamo, Roy ha detto: voi siete orripilati da ciò che si vede del Terzo Mondo, là siamo orripilati dalla situazione di questo vostro mondo. In Italia avete un premier con sei televisioni e non so quanti giornali: questa non è democrazia, è un manicomio. Noi siamo nella prigione della fame con il corpo, voi siete con le menti imprigionate. Dobbiamo lottare. Come possiamo noi europei aiutare le lotte degli indiani? Arundhati risponde: non lo so. Non c'è un noi e un voi. Ognuno capisca ciò che può fare. Io sono scrittrice, non avvocato, non musicista. Bisogna far sì che la gente possa capire ciò che gli fanno. Dobbiamo raccontare, illuminare, comunicare una storia, nei modi più chiari. Diciamo forte e chiaro che ci sono due fondamentalismi, quello terrorista e quello di Bush, quando ci ricatta: o siete con me o siete terroristi! Vogliamo ritrovare le idealità, l'immaginazione, l'indignazione. Vogliamo capire di nuovo la resistenza nonviolenta, rifiutarci di contribuire alle ingiustizie. La globalizzazione allontana sempre più chi decide e chi subisce. Eppure è un mito che influenza anche noi e richiede la massima vigilanza. Guardando al mondo intero, Arundhati Roy afferma con forza: è governato da Fmi, Bm, Wto, le istituzioni più segrete del pianeta, con dirigenti eletti nel segreto e decisioni prese in segreto, incontrollabili. Il Fmi cerca altre vittime nel mondo. Non permettiamo che questi poteri occulti governino le nostre vite. Enrico Peyretti Arundhati Roy è la più famosa scrittrice indiana (Il dio delle piccole cose). Sono pubblicati in italiano anche i volumi La fine delle illusioni, Tea, Milano 2001, e Guerra è pace, Guanda, Parma 2002, che ricupera interamente il volume precedente e aggiunge altri saggi. L'autrice denunciava la devastazione umana e ambientale causata dalle grandi dighe sul Narmada e raccontava la lotta nonviolenta di resistenza delle popolazioni implicate, già nell'articolo Per il bene comune, in Internazionale (n. 306, 22-28 ottobre 1999, pp. 17-25). |