RACCONTO
L'asina

L’asina paziente aspettava i due discepoli. Intuiva, nel suo muto pensiero, che quello era il suo grande giorno. Si lasciò sciogliere e condurre con la dolcezza di ogni asino quando decide di essere docile. C’era su di lei un’antica profezia regale. Le posero sulla schiena le loro vesti, povere ma dignitose. L’asina si vide vestita in modo umano. Lui le montò in groppa, attorniato dai compagni. Lei capì che stava entrando in un grande momento della storia umana, lei asina, da deuteragonista, perché portava sulla schiena il protagonista. Ora, chi guardava lui vedeva subito anche lei, persino prima di vedere i discepoli, prima anche di Pietro. La folla festosa faceva ala al loro passaggio. Il suo giovane puledro la seguiva, nella calca. 

All’orgoglio di partecipare all’avvenimento, si aggiungeva, per la madre asina, la gioia di offrire al figlio questa esperienza, che non avrebbe mai dimenticato. Nei secoli, si sarebbe raccontato di loro due, personaggi esemplari per umiltà e spirito di servizio, onorati dal Signore. Sul muso immobile dell’asina, chi avesse avuto occhi per vedere avrebbe letto questi sentimenti e pensieri, e quasi un sorriso. Ora stendevano altri mantelli sulla via, come tappeti. Certo, erano per lui, ma ci passava sopra anche lei, abituata a ben altri terreni, e il puledro dietro. Il Signore condivideva l’onore con due povere bestie. La folla inneggiava e benediceva. 

Terminato quel momento di festa, egli discese, fece una carezza alla signora asina e al ragazzo puledro, che gli astanti non videro. Era sera, ed egli si guardò attorno. Il fuoco di paglia della folla – come sempre gli entusiasmi delle folle – era già spento. Venivano giorni drammatici. Uscì dalla città accompagnato dai pochi di sempre. L’asina lo vide allontanarsi e ancora voltarsi un momento a guardarla, mentre la riaccompagnavano dove l’avevano sciolta, alla vita e alla fatica di tutti i giorni. Nella sua piccola mente seria, lei gli mandò un pensiero amico, e anche un sentimento di compassione. Gli asini hanno la scienza della compassione, perché conoscono la sorte dei poveri e degli umili. E sentì anche un senso di onesta gloria, per avere avuto sulla schiena il suo dolce peso vivo, e averlo – lei, una povera asina senza nome – mostrato e condotto alla città santa.

Mentre lui scompariva sul sentiero di Betania, l’asina guardò il suo puledro e gli disse: «Hai capito? Almeno tu».

Luca Sassetti


 
 
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