TELEVISIONE |
L'Apocalisse non è così |
D’accordo, l’Apocalisse non è apocalittica, vale a dire è rivelazione di salvezza, non annuncio di rovina e di disgrazia. Forse, come dice E. Corsini nel suo bel libro, L’Apocalisse di Gesù Cristo (II ediz., Sei, 2002), le sue visioni non riguardano neppure eventi storici e politici futuri, ma illustrano la realizzazione in Gesù, il Cristo crocefisso, delle profezie anticotestamentarie. Farne però un libro di consolazione in attesa del passaggio della buriana delle persecuzioni imperiali e della riconciliazione dei cristiani coi romani, è forse un po’ troppo. Questa l’impressione data dalla versione televisiva dell’ultimo libro della Bibbia. Certo il testo era difficile da tradurre in racconto. Anzi probilmente mai avrebbe voluto esserlo, visto che non contiene una sola riga narrativa. Ma tant’è, mettere in scena una serie di visioni, pur spettacolari ed emotivamente forti, poteva farne una trasmissione inguardabile o forse troppo provocatoria. Ecco allora la novella amorosa destinata a fare da cornice ad alcuni spezzoni, invero efficaci, della ricchissima simbologia del più immaginifico tra i libri neotestamentari. È probabile che molti spettatori considerino la novella il vero nucleo del testo e le visioni, che ne interrompono lo sviluppo narrativo, un discutibile espediente drammaturgico del regista. Può darsi invece, che pochi altri, stimolati dal fascino dei frammenti visionari del racconto, prendano spunto dalla versione televisiva per aprire o riaprire il vecchio libro. Sarebbe sufficiente questo a giustificare l’impresa. Ma non basterebbe a spiegare come mai l’ultima visione, quella della Gerusalemme celeste, notoriamente tesa a rappresentare la fine salvifica della storia del Cristo e del mondo, venga fatta coincidere col deus ex machina dell’arrivo improvviso del generale romano, già sterminatore di cristiani per ordine di Diocleziano ed ora loro liberatore per ordine di Nerva, che, quasi sottobraccio, se ne esce di scena insieme al visionario, buonissimo, Giovanni e ai protagonisti della vicenda amorosa a lieto fine: il figlio adottivo del generale, appunto, nonché spione convertito, e la bella, anatolica, cristiana. Tutto si può dire dell’Apocalisse meno che sia un testo che apre la strada alla conciliazione tra potere imperiale e comunità cristiana o anche solo che da lontano e indirettamente prepara gli spiriti e le coscienze credenti alla costantinizzazione del cristianesimo. a.b. |