LETTERE
Un “furto” gradito

Gentile sig. Antonello, penso di dovervi delle scuse. Deve sapere che collaboro ad un sito web, con una rubrica a cui invio settimanalmente articoli o riflessioni, che ritengo significativi e importanti. Ho attinto spesso all’archivio on line de il foglio, citando sempre provenienza e autore.

In questi giorni, la mia comunità religiosa ha fatto la scelta di aderire alle manifestazioni per la pace indette da Emergency, Lilliput, Libera e Tavola della Pace. Noi siamo suore di clausura e abbiamo partecipato con un’ora di preghiera parallela alla marcia e con una testimonianza che è stata letta pubblicamente. Ho scritto io questo comunicato. Pensavo che una volta letto la cosa finisse lì. Ho attinto una frase dall’articolo di Eleonora Bonavoglia, La violenza non uccide solo le vittime (n. 296) e anche da Enrico Peyretti, La ragione delle ragioni contro la guerra (n. 288) e La salvezza è la pace (n. 294).

Ma è successo che il comunicato ha suscitato un po’ di sorpresa, sta girando e forse sarà pubblicato sulla rivista di Emergency. Non sono abituata a non riconosce il debito di gratitudine quando faccio citazioni. Presenti le mie scuse a Peyretti e Bonavoglia. E grazie per la vostra presenza.

sr Evelina Savini
 

Segue il comunicato:

Vogliamo far giungere a tutti i presenti la nostra piena adesione alla fiaccolata per la pace. In questo momento, assieme alle tante fiaccole, brucia un cero nella nostra cappella. La vostra marcia e le vostre dichiarazioni sono accompagnate dalla nostra preghiera. Affidiamo queste righe agli amici di Emergency. Con esse, esprimiamo la nostra solidarietà con tutte le vittime dell’oppressione, del cinismo e dell’indifferenza. Vogliamo dire No alle guerre che distruggono il mondo. No al terrorismo, alla violenza, alle violazioni dei diritti umani. Vogliamo dire No alla guerra all’Iraq e chiediamo al governo italiano che non si renda complice di un atto che consideriamo illegale e immorale. Il concetto di guerra preventiva è la negazione del diritto e della legalità internazionali, oltre che della nostra Costituzione. È possibile (anche se non provato) che l’Iraq abbia armi di distruzione di massa, ma l’Occidente ne è il maggior detentore e, al momento, è l’unico ad averle usate in grande stile. Ammesso pure che Saddam voglia utilizzare questi strumenti di morte, resta l’illeggitimità di un intervento armato. Se gli Usa lavorassero per l’autorità dell’Onu, per il tribunale penale internazionale, per la giustizia economica, per la salvaguardia dell’ambiente, allora un’azione preventiva (in ogni caso non una guerra) potrebbe forse essere credibile. Ma non ci sembra questa la loro linea. Aggredire militarmente l’Iraq per destabilizzare una dittatura, non è un’azione anti-terrorismo, ma un altro modo per alimentare i focolai di terrore. È immorale bombardare un popolo già stremato, per rovesciare un dittatore scomodo e mantenere il controllo sulle risorse economicamente sfruttabili. Quante dittature sono state avvallate o finanziate dai governi occidentali, per motivi non troppo diversi da questi? Ai cittadini di Jesi vogliamo dire che non possiamo più stare a guardare. C’è bisogno di mettersi in gioco. La violenza non uccide solo le vittime, uccide anche la passione vitale negli spettatori e diventa colpa non solo di chi fa, ma anche di chi sa. A tutti i cristiani indecisi diciamo che il Vangelo non contempla la guerra, con o senza legittimazione dell’Onu. Ai presenti, specialmente a quelli apparentemente più diversi da noi, vogliamo dire che questa diversità non ci spaventa. Se ci sono autenticità e rispetto, è possibile lavorare insieme per la giustizia e la pace. Ed è anche arricchente. Siamo nel tempo dell’Avvento, il cui significato ultimo, per la nostra fede, è l’attesa del compimento pieno di quella salvezza che rappresenta il progetto di Dio per gli uomini. Non ci saranno tante salvezze, quante le diverse dottrine o teorie al riguardo. Ci sarà una sola salvezza e sarà di tutta l’umanità. A questa salvezza, promessa di Dio e incarnata nel Cristo, collaborano tutti coloro che operano per la pace e per la giustizia. Se siete qui stasera, pensiamo che siate tra questi.

le sorelle clarisse di Jesi

Berlusconi avrà una zia suora e noi abbiamo amiche queste suore che, nel chiuso della clausura, capiscono la realtà del mondo e pregano, parlano, operano per la giustizia e la fraternità più veramente di tanti governanti e anche di tanti manifestanti. Di questi furti ne vorremmo avere molti. 


 
 
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