PALESTINA
Buon lavoro, Abu Mazen

Abu Mazen (Mahmud Abbas), appena ora nominato da Arafat primo ministro di Palestina, dichiarava nello scorso ottobre: «L’Intifada è stato un assoluto disastro (...). Sono meglio le pietre. È preferibile una rivolta popolare nonviolenta che esprima la volontà del popolo. Non c’è dubbio che così avremmo riscosso l’appoggio di una parte degli israeliani».

Accusato dai leader estremisti di voler «piegare la testa», Abu Mazen era però difeso dal direttore dell’Orient House, Sari Nusseibeh: «La pratica della nonviolenza e della disobbedienza civile è l’esatto contrario di una resa». Anche Samir al-Macharaui, responsabile di Al-Fatah nella striscia di Gaza, si schierava con Abu Mazen: «Sono convinto che la resistenza popolare nonviolenta, come fu nella prima Intifada, può assicurarci il sostegno dell’opinione pubblica internazionale alla nostra causa».

Le parole di Abu Mazen avevano avuto una vasta eco sulle prime pagine dei quotidiani israeliani. Yossi Sarid, leader del Meretz (sinistra sionista), scongiurava con decisione «forzature militari che mettano in difficoltà i moderati palestinesi». (sono tutte dichiarazioni apparse su «l’Unità» del 2 ottobre 2002).

In questi mesi, tanto altro sangue contro sangue. E ora? Buon difficile importante lavoro, Abu Mazen!

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