POSTILLE SULL’EUROPA
Radici e identità

L’Europa e le sue radici sono argomento all’ordine del giorno; e sarebbe sorprendente il contrario, considerato che un nuovo assetto europeo, per non pochi aspetti una vera e propria rifondazione, è nel travaglio del parto. Esaltazione e simmetrica riprovazione ha suscitato innanzi tutto la sottolineatura di un fondamento giudaico-cristiano.

Non ritengo che i chiarimenti terminologici costituiscano i prodromi necessari della comprensione concettuale, ma forse domandarsi esplicitamente cosa debba intendersi per radici non riflette un proposito superfluo. Per rispondere con una qualche coerenza però non si può evitare di porre il problema dell’origine, perché dire “radice” rimanda immancabilmente a qualcosa di originario, sostegno ed alimento di un successivo sviluppo.

Se una civiltà europea ha cominciato ad emergere in occidente con tratti riconoscibili - in uno stato embrionale ed entro uno scenario di preistoria politica rispetto all’Europa odierna -, questo inizio non può che situarsi in quell’età in cui si sono intersecati lo sfaldamento dell’impero romano e la nascita dei regni romano-barbarici. Furono questi regni le fondamentali strutture politiche nelle quali le civiltà dell’epoca vennero a coagularsi, fecondando il terreno sul quale la nuova civiltà europea nei secoli seguenti si trovò a crescere. Ora, le grandi “cornici” culturali presenti all’atto di questa fusione indubbiamente erano: il mondo latino, la tradizione greca, le consuetudini barbariche e la religione cristiana; non mi pare se ne possano citare altre ugualmente significative. Peraltro proprio le istituzioni ecclesiastiche rappresentarono l’essenziale elemento di conservazione della società romana ed il decisivo luogo di incontro tra popolazioni latine e barbare. Se per radice si deve dunque intendere quel che si situa all’origine, credo non si possa negare che le radici dell’Europa sono cristiano-germaniche e greco-latine, e non musulmane, ad esempio, poiché si plasmano circa un secolo prima della genesi stessa dell’Islam. Del resto è altrettanto innegabile che influenze della cultura islamica abbiano in seguito inciso, a tratti profondamente, sull’edificarsi dello “spazio” europeo, gli influssi però, per quanto rilevanti, non coincidono con le radici. Ma un evento così accentuatamente europeo come l’illuminismo, allora, non dovrà considerarsi radice? Ugualmente no, perché di molti secoli posteriore a quell’iniziale sorgente. L’illuminismo, volendo persistere nella metafora botanica, costituisce un robusto ramo alla base dell’Europa moderna, non il remoto sostrato dell’idea di Europa.

Chi sostiene che l’Europa possiede radici giudaico-cristiane – o più semplicemente cristiane, la componente giudaica del cristianesimo essendo conoscenza acquisita – dice il vero, anzi dice l’ovvio, come, altrettanto ovviamente, asserirebbe il falso propugnandone l’esclusività. Ma il punto è che nell’accertare che le radici sono quelle menzionate e non altre si fa solo presente un “fatto” storiografico, si compie una ricognizione culturale, non di più. Voler automaticamente tradurre tale “fatto” in una posizione politica sviluppa un falso sillogismo. Riconoscere le radici cristiane, e non musulmane, dell’Europa non implica l’esposizione del crocefisso nelle sedi pubbliche, né la necessità di un riferimento al Dio cristiano nella Costituzione Europea in corso di redazione: inopportunità in merito alla quale ha ben argomentato Gianfranco Accattino sul numero 300 de il foglio. Mescolare storia della cultura e azione politica, o quantomeno non saperle adeguatamente sceverare, attesta il passaggio indebito.

Si distingua allora tra radici e identità. Se le radici corrispondono ad eventi storici, l’identità presiede al riconoscimento collettivo. Le radici sono il seme dal quale un organismo è nato, l’identità la fisionomia dell’organismo intero ed in continua crescita. La radice è statica, rimanda ad un fatto, o ad un complesso di fatti, avvenuto nel passato, l’identità è in continua evoluzione. La radice alimenta quel che è accaduto in seguito, ma non può cercare di ridurre il seguito a se stessa o pretendere che esista solo rassomigliandole, perché il dopo riuscirà a rispecchiarsi in un’identità vitale unicamente se sarà in grado di rinegoziarla ininterrottamente.

L’identità dell’Europa dovrebbe consistere in un reticolo politico-culturale del quale ogni abitante europeo odierno possa ragionevolmente considerarsi parte, e questo reticolo comprendere gli elementi originari quanto quelli, pur minoritari, sorti di recente, ed anche prepararsi ad integrarne altri in incubazione. La religione cristiana sta alle radici dell’Europa, quella islamica no. Ma questo nulla ha a che vedere con la possibilità, indubbiamente auspicabile, che una componente islamica divenga prossimamente parte di un’identità europea in perenne aggiornamento.

Massimiliano Fortuna
 


 
 
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