PROVOCAZIONE MASCHISTA |
Il tabù dell’impotenza maschile |
Le considerazioni che seguono non pretendono di fornire notizie precise né tanto meno soluzioni. Purtroppo un discorso sull’impotenza è reso difficile dal fatto che, o non se ne parla o se ne parla in modo beffardo, volgendo tutto in burletta, con una faciloneria che nasconde la volontà di esorcizzare la paura e la vergogna che il problema suscita. Si può parlare (per fortuna) di varie forme di sessualità, anche di quelle che una volta erano bollate come perversioni. Il problema dell’impotenza risulta invece quasi sempre oggetto di una rimozione generale. Per cogliere qualche brandello di notizia circa i problemi dei maschi, occorre tenersi sempre all’erta: una frase alla tivù, una riga in un trafiletto. Così si apprende che i maschi muoiono molto più delle femmine per tumori e che il tumore maligno alla prostata è una delle principali cause di mortalità. Eppure, attraverso il dosaggio del Psa (Prostatic Specific Antigen), dovrebbe essere facile formulare una diagnosi precoce con conseguente operazione che ridurrebbe notevolmente la pericolosità del tumore, come già avvenuto per il tumore al seno. Ma pochi sanno che, in caso di cancro, occorre procedere (come accaduto al sottoscritto) alla asportazione totale della prostata, il che porta come conseguenza all’impotenza totale. Inoltre sono molteplici le altre possibili cause di impotenza che fanno sì che gli impotenti, solo in Italia, siano due o tre milioni, si dice: molti di più degli omosessuali dichiarati. Il tutto è avvolto in un alone di imprecisione e di mistero, diversamente dai casi di pazienti affetti da altre patologie. È da quasi quarant’anni che siamo informati sui Pap Test e sulle mammografie, mentre conosciamo molto meno le patologie maschili. Maschi “stuprati” Si tratta solo di mancanza di informazione? È più doloroso dal punto di vista della considerazione sociale per un maschio essere impotente o per una donna aver subìto una violenza? La risposta non è facile. Per una donna si tratta delle conseguenze psicofisiche di un trauma gravissimo, mentre per l’uomo si tratta di una frustrazione cronica, aggravata notevolmente dall’atteggiamento della società. Diversamente da una volta, al giorno d’oggi una donna violentata in genere ha la possibilità di ricevere aiuto; l’uomo impotente no. Anzi l’impotente è circondato da un’opinione pubblica in parte indifferente, in parte divertita, in parte feroce; in questo consiste la gravità irrimediabile della violenza subìta, quasi fosse uno stupro quotidiano. Infatti l'impotente è spesso oggetto di impietosi pettegolezzi: «Sapessi, mio marito...», «Pensa, il mio compagno...», «Non immagineresti mai più, il tale...». Quarant’anni fa un prete raccontava di un ragazzo che non era riuscito a completare l’atto sessuale; la ragazza si era poi premurata di diffondere la notizia tra amici e conoscenti. Il ragazzo si era ucciso. Cinque anni fa un uomo ha preferito morire di cancro piuttosto che diventare impotente. I suicidi tra i maschi sono nettamente superiori a quelli delle donne, oggi come un secolo fa. Quanti sono dovuti all’impotenza? Si dirà che ora ci sono eserciti di andrologi pronti ad aiutare, sia pure in cambio del solito onorario. I giornali parlano ironicamente dei “problemi dei maschietti”, aggiungendo notizie rassicuranti su rimedi efficacissimi, come se si trattasse dell’acne giovanile o delle prime rughe. Basta volere e l’inconveniente è eliminato. Senza negare che certi rimedi possano essere utili, la superficialità con cui queste notizie vengono diffuse costituisce una beffa. Infatti il Viagra funziona solo in certi casi e gli altri rimedi “miracolosi” (citati in un articoletto scherzoso di Gramellini) consistono in una delicata iniezione sul pene che può anche provocare fuoriuscita di sangue dall’uretra o dolori lancinanti. Inoltre è facile immaginare quanto un clima da laboratorio farmaceutico e da ambulatorio infermieristico possa conciliarsi con un incontro sessuale. In alcuni casi poi gli andrologi consigliano l’applicazione di protesi e tubi vari per cui un organo più o meno naturale verrebbe gonfiato con una pompetta. La vita dell’impotente che si affidasse agli ultimi ritrovati della scienza rischierebbe di trasformarsi in una ricerca affannosa di rimedi sempre più complicati, costosi e frustranti. Il dogma della penetrazione Attorno allo sventurato impotente si affolla un branco di violentatori di diverso tipo: arcigni moralisti e sguaiati maniaci del sesso. Da lontano attendono gli andrologi con le loro ricette e i loro onorari. Tali gruppi di stupratori concordano su di un dogma fondamentale: sesso = penetrazione del pene nella vagina. Consideriamo il punto di vista dei moralisti. Un matrimonio con un marito (o una moglie) violento, bugiardo, disonesto, infedele, fannullone, magari responsabile di tentato uxoricidio, non può essere annullato. Un matrimonio non consumato (cioè in cui il sacro pene non sia entrato nella sacra vagina), sì. Ogni altro atto è perversione, come i “preliminari” che rimanessero tali. Già secondo S. Tommaso l’omissione dell’unione carnale (omissio concubitus) e il non usare l’organo dovuto (si non sit debitum vas) sono peccati peggiori dell’incesto (S.Th. II, Ilae Q. 154, art. 12). Anche per gli idolatri del sesso il cui Vangelo si esprime nel linguaggio da caserma o da bar e nella pornografia più squallida, il sesso, il sesso dei maschioni e delle femmine in calore, ha come culmine l’unione dei due sacri organi. Ci possono essere le stimolazioni più impensate ma è obbligatorio, è dogmatico, che nel finale un pene durissimo operi il suo trionfale ingresso in un’accogliente vagina. Questo è lo scopo della loro vita. E quando mai sono trattati problemi riguardanti l’impotenza? Ricordo solo due bellissimi film non italiani. In Ritorno a casa viene mostrato in modo molto delicato come anche un invalido impotente possa comunicare piacere ad una donna. In Le onde del destino (crudo, ma ricco di simboli anche religiosi) un marito paralizzato ed impotente esige dalla moglie singolari prestazioni con altri uomini: l’impotenza è una tragedia più dolorosa di qualsiasi altra invalidità permanente. Ma in Italia se ne parla? Quando e dove si assiste a servizi e dibattiti sull’impotenza totale dei paraplegici e dei prostatectomizzati? Quando e dove vengono trattati i problemi degli impotenti su cui tra l’altro pende la spada di Damocle dell’abbandono della propria partner? Dove si organizza un’assistenza psicologica per gli impotenti pari almeno a quella correttamente fornita alle donne operate agli organi femminili? Dove si promuove un’educazione sessuale degli impotenti che coinvolga anche le donne e i non impotenti? Dove si comunica che la vita sessuale è una dimensione corporea e psichica che non riguarda solo gli organi genitali? Dove si insegna che il sesso non è tutto? Occorre annunciare che l’uomo e la donna hanno risorse di tenerezza, di fantasia, di creatività, in una parola di amore, tali da poter compensare in parte le deficienze organiche. Anzi è possibile che la gioia di avere vinto una difficoltà che sembrava insormontabile fornisca all’amore una marcia in più. Dario Oitana |