CINEMA |
Nessuno vale nulla |
Siamo in una scuola americana. Uno a uno compaiono i ragazzi, John (che ha il padre ubriaco), Elias, poi l’ambiente della scuola, certamente bella, spaziosa, attrezzata. Di lezioni si vede assai poco (ma c’è una biblioteca!): sport, fotografia, compagnie, chiacchierate, il parco, la mensa. Vediamo solo un gruppo di studio in cui discutono ridendo su come si riconoscono i gay dal camminare, dal vestire, e una lezione di fisica, con una domanda intelligente e un dispetto fatto a Eric, sporcandogli la giacca. Eric e Alex sono nella casa vuota (genitori assenti). Eric beve qualcosa dal frigo, suona molto bene Für Elise. Guardano videogiochi ammazzapersone e un sito di armi Usa. Nazismo in tv: «Bello! Cos’è? Era in Germania? Erano tosti quelli!». Temporale, cielo nero. Arriva per posta il fucile, il postino parla allegro, ma non si vede (rappresenta il sistema?). «Che meraviglia! Fa paura!». Sparano sulla legna per provarlo. Fanno un piano di bombe e di spari sulla planimetria della scuola. Insieme nella doccia. Alex: «Non ho mai baciato nessuno». Si baciano. Armi nell’auto, dallo specchietto pende un diavolo rosso. «Stai alla larga, ci sarà un casino», dicono a John. «Ci dobbiamo divertire». Hanno abiti mimetici, come si usa ora (una moda diffusa con la guerra all’Iraq) e bardature militari nere, molto maschie, non da gay. Nella scuola nessuno li nota, salvo John, che avverte tutti del pericolo. Sparano e uccidono, prima vittima la ragazza complessata Michelle. «Un giorno così brutto e così bello!», dice Eric. Ha un viso da bravo bambino. Fuggono tutti terrorizzati, salvo Benny, un nero, che cerca di fermarli, invano. Alex uccide il preside dopo averlo rilasciato: «Stronzo!». Cioè, sei un rifiuto, peggio che un rifiuto. Non dite più stronzo per scherzo. Si uccide non per guadagno, neppure per vendetta: perché nessuno vale nulla. Eric ora è solo negli spazi vuoti: i corridoi, la mensa vuota, abbandonata. Beve da un bicchiere, come in casa dal frigo. Non ha più cuore, ma di umano gli resta un po’ di sete. Alex gli racconta la sua parte di lavoro, Eric cancella anche lui, per nulla, a metà della parola. Il violento è totalmente solo (lo ha dimostrato Elias Canetti). Una coppia di innamorati si nasconde nel freezer. Li scova. Poche parole, una filastrocca, un’invocazione che è l’ultimo tardivo aiuto. Non si vede la conclusione. Il cielo torna sereno: fra poco non ci si penserà più. Gus Van Sant denuncia il facilissimo acquisto, in Usa, di armi terribili. Sono forse violenti perché gay? I gay sono derisi. Eric è stato offeso con quel dispetto. L’unico genitore, di John (che ha anche un fratello), è ubriaco, ma almeno c’è. Nella tragedia è tornato in sé, abbraccia John. Genitori difettosi, ma genitori. Enorme l’ignoranza storica sul nazismo di Eric e Alex, l’assenza di ogni valutazione. Il videogame, il documentario storico, i compagni di scuola, tutto è uguale a nulla. Lunga e noiosa la prima parte sulla vita normale, ma anche vita un po’ fatua, facilmente felice di nulla. Imprevedibile la violenza, ma è già lì, in agguato, enorme. Tecnicamente, significano qualcosa lunghissimi piani sequenza sulle persone in cammino? Ma dove andate, dove andate? Camminare non porta a nulla. Niente vale. Enrico Peyretti |