LETTERE
Interessato e incerto

Caro Enrico, io sono un anziano lettore (e motivato sostenitore) de il foglio, del quale parlo spesso con i miei amici; tra l’altro faccio parte di diverse Associazioni culturali e soprattutto di un Centro collegato con l’Università Cattolica di Milano. Tante volte avrei voluto scriverti, ma sono stato sempre molto occupato. Ora, più libero, ovviamente a titolo personale, vorrei farti i complimenti per l’articolo di Carlo Carlevaris, «Meno papa, più chiesa povera» che mi trova senz’altro d’accordo, specialmente per quell’insistenza di «testimonianze di pietà semplice e di fede genuina».

E mi ha interessato molto, tra i pochi pezzi che ho letto, anche la nota «Papa e papolatria». Apprezzo il passaggio «nella debolezza, il suo magistero potrebbe essere più efficace che nella forza» e condivido con tutto cuore la «gratitudine» nei Suoi confronti (l’insistenza sulla pace, ad esempio), anche se anch’io – nella mia miseria – sono rimasto talvolta perplesso per certe svolte, in particolare – ma non voglio addentrarmi in un terreno tanto difficile – per certe canonizzazioni.

Mi lascia invece incerto – almeno per ora – l’idea di un «ministero papale a tempo determinato» – perché, appunto, ho ancora la vecchia idea del ministero petrino.

Permettimi comunque di lodare il Vostro impegno di comprensione, ricerca e dialogo per il quale Vi faccio gli auguri più belli.

Pier Giorgio Grasso Peroni

Una nuova comprensione

Care amiche e amici de il foglio, continuo a seguire da anni le vostre riflessioni sul nostro comune cammino di fede, e trovo sempre spunti pertinenti, creativi e sensibili alle problematiche che ci accomunano; talora non concordo pienamente sulle analisi, altre volte trovo il linguaggio un po’ difficile: tuttavia per me i vostri contributi sono comunque un sostegno e mi aiutano nel cammino di fede e di amorosa ricerca nella sequela di Cristo, luce e senso della vita e della storia.

Queste poche righe vorrebbero esprimere un suggerimento suscitato dalla lettura di Onnipotente, poesia di Luca Sassetti sul n. 304; ho letto e meditato sovente, anche con mia moglie, questo semplice e chiaro tentativo di esprimere in linguaggio poetico una delle prime affermazioni delle professioni di fede, che ogni volta «recitiamo», spesso distrattamente, durante l’Eucarestia, ma che richiede una nuova comprensione, più coerente con la nostra odierna sensibilità, dal momento che questa categoria di Dio è continuamente messa in discussione di fronte alla sofferenza, al male e alla morte: «Dove sta tutta questa tua onnipotenza, o Dio?». Le riflessioni dell’autore, con rimandi biblici e con la semplicità del linguaggio, mi hanno suggerito di chiedervi di continuare con altri articoli, anche di diverso genere letterario.

Come mia esigenza personale vorrei rivisitare allo stesso modo altre categorie: gloria, santità, salvezza, termini che sentiamo e usiamo, ma che, a mio parere, vanno rivisti alla luce della nostra sensibilità odierna.

Domenico Vietti

Un modo di amare

Signor direttore, nella copia 304 della vostra pubblicazione, che trovai in treno, io lessi un articolo sulla impotenza maschile. Io vorrei comunicare che quando non è più possibile all’uomo l’erezione e la soddisfazione così della sua compagna di vita è ancora possibile cercare una soddisfazione di entrambi i coniugi con le mani.
Io non so se la chiesa approva codesto comportamento, ma ritengo che è un modo di amore e di essere uniti e ciò è la cosa più importante.

lettera firmata


 
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